3-) Nairobi (Kenya)
Seconda lettera dall'Africa 01 Dicembre 1992
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Ciao Carissima. Sono le 22,45 e sta piovendo, come quasi ogni notte da quando sono arrivato. Qui la sensazione del tempo sembra irreale. Sto lavorando parecchio con riparazioni continue d’ogni genere: impianti acqua, luce, gas, auto, camion, attrezzature sanitarie, elettrodomestici, pannelli solari ecc. Ogni giorno nasce un problema nuovo. In ogni caso mi stupisco non poco poiché riesco sempre a cavarmela egregiamente nonostante la scarsa qualità dei materiali e degli strumenti disponibili. Per ora sono ancora qui, ma appena mi sarà disponibile il nuovo fuoristrada, mi trasferirò in piena savana, molto probabilmente dopo Natale. Sono indaffaratissimo, immerso nel fascino e nelle meraviglie dell’Africa; lietissimo di essere qui, ma spesso mi sento solo. Sto qui volentieri, ma non mi sento certo lo “spirito” da “uomo bianco”, ovvero quasi tutti missionari od affaristi spregiudicati. Per questo mi sento escluso da quella “complicità” che unisce queste persone. Mi rendo conto che essere un buon Africano bianco qui devi essere missionario, è molto, molto difficile; è un modo di dare pieno e completo, senza ricompensa alcuna. Penso che solo una grande, enorme fede riesca a sostenere il peso della fatica di questi missionari, che, in ogni caso restano uomini con tutti i loro limiti umani e contraddittori, quindi spesso anche loro escono dai “binari”. E’ una lotta continua, accettare l’Africa e gli Africani, e per uno con il “Mal d’Africa” come il mio è un doveroso senso di rispetto, di Amore. Tuttavia nei problemi di ogni giorno è una fatica immane. Sono convinto che l’esperienza che sto vivendo è unica e straordinaria, ma sono altresì certo che la mia fede “missionaria” ha un’altra dimensione. Io ho bisogno di gratifiche quotidiane tangibili, morali e materiali; attingo la mia forza nel vedere e nel sentire che ciò che faccio è concreto, è giusto, è fatto bene, è utile, è funzionale. Il mio contributo qui è molto indiretto, nel senso che al momento non ho rapporti diretti e prolungati con la gente Africana. Mi convinco che quello che faccio è in ogni caso indispensabile e importante per la funzionalità di tutto il complesso e per alleviare fatiche e frustrazioni alla gente che è qui per donare la loro vita. Tuttavia mi manca qualcosa. Sicuramente la condivisione del tutto. Nel buio delle notti Africane, i pensieri e le riflessioni arrivano spontanei come in nessun altro luogo al mondo. Ogni volta esploro profondamente per cercare di conoscere, di capire tutto quello che c’è dentro di noi. Chi siamo, cosa vogliamo, cosa ci aspetta. Perché. Certamente penso anche a Te. Mi piaci molto. Mi piace non pensare a niente, abbandonarmi nella tua scia e cullarmi nei tuoi sguardi pieni d’Amore. Sarebbe bello fermarsi qui. Eppure occorre andare oltre e vedere quanto siamo differenti, quante piccole e grandi cose ci rendono diversi. Quando ti ho conosciuto, e fino a qualche mese fa, ero decisamente straconvinto che fossimo due pianeti troppo distanti e che non ci sarebbe mai stata un’orbita in comune. Poi lentamente mi sei entrata dentro, e questo ha iniziato a demolire il muro delle mie convinzioni. Ne rimangono ancora molte, come molti sono i dubbi. Stanno emergendo tutti. Tanti, troppi errori nella mia vita per superare tutto con un soffio. Non sopporto gli sbagli. Detesto i fallimenti che mi annientano e mi lasciano vuoto e vulnerabile, e con cicatrici profonde che mi tolgono ogni forza di ricominciare. Rischiare vuol dire vivere, ed io da sempre ho amato il rischio. Ora non me la sento più, non me lo posso permettere, non avrei più la forza per rialzarmi e nemmeno il tempo per ripartire. Molto spesso ho sopravvalutato le mie possibilità. Sono sempre stato uno che si butta, che entra con decisione e convinzione nelle cose che fa. La forza dell’Amore? E’ vero, è grande, fa miracoli e soprattutto rende vivi! Una vita in due non è fatta solo di amore, ma anche di tante, tantissime grandi e piccole cose e sono sempre quest’ultime che possono distruggerlo o renderlo costruttivo. Sicuramente per conoscere, capire, capirci, ci vuole pazienza e tempo. Chissà, non è detto, che sia giusto o meno, magari è possibile trasformare due pianeti in uno. Per ora non so che dire e che pensare. Di sicuro vedo solo una gran paura. La Tua e la mia. Un abbraccio. Alen Copyrigth © ** CLICCA qui per proseguire alla prossima lettera
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