Legge 626/94 SALUTE E SICUREZZA.
La salute e sicurezza di ogni lavoratore in tutti i posti di lavoro è obiettivo di fondamentale rilevanza ed attualità, il quale non può che essere affrontato perseguendo nel mutato mercato del lavoro una maggiore e migliore occupazione,
che conservi al lavoro la sua caratteristica di fondamentale momento di realizzazione dell'individuo (si pensi alle previsioni di cui agli articoli 1 e 4 della Costituzione) e della sua dignità come uomo. Tale obiettivo, in piena coerenza con le indicazioni comunitarie, impone alle Amministrazioni, prima
ancora che alle aziende, di sostenere la
qualità del lavoro e la sicurezza di ogni lavoratore. Le divisioni III e VI della Direzione Generale della Tutela delle Condizioni di Lavoro esercitano competenze in materia di salute e sicurezza sul lavoro, la cui normativa si rinviene essenzialmente nel d.lgs. 19 settembre 1994, n. 626, e successive modifiche ed integrazioni.
Tutelare le condizioni di lavoro significa
curare ogni aspetto della disciplina del rapporto di lavoro che sia funzionale ad assicurare la salute, la sicurezza e la dignità dei lavoratori. La funzione si sostanzia pertanto nelle seguenti attività:
Tutelare la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro, con l’applicazione della normativa dei profili di sicurezza nell’impiego di macchine, impianti e prodotti industriali e la gestione del fondo speciale infortuni.
Assicurare l’attuazione della normativa relativa a tutti gli istituti che regolano il rapporto di lavoro sia nelle forme riconducibili all’area della subordinazione che a quella dell’autonomia anche in relazione l’attuazione dell’istituto della certificazione dei contratti di lavoro competente sia a livello periferico che centrale.
Curare la disciplina dei diritti sindacali e della tutela della dignità del lavoratore e quella dell'esercizio dell'attività' sindacale nei luoghi di lavoro nonché della rappresentanza e rappresentatività sindacale e coordinamento della contrattazione collettiva e analisi del costo del lavoro anche mediante la tenuta dell'archivio nazionale dei contratti collettivi nazionali di lavoro.La vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale ha acquisito nuovi e importanti stimoli a seguito del D.Lgs. n. 124/2004, in materia di “Razionalizzazione delle funzioni ispettive in materia di previdenza sociale e di lavoro” che ha peraltro istituito la Direzione generale per l’Attività Ispettiva del Ministero del lavoro e della previdenza sociale.
ASSASSINII DI MASSA SUL LAVORONel 2006 ci sono stati 1302 morti sul lavoro, 930 mila infortuni, circa 27 mila invalidi. Un costo sociale di 41 miliardi di euro ogni anno. 5/6 tesoretti.
Nel 2007 il numero sarà superato senza problemi. Solo lo scorso 5 novembre sono state assassinate sul lavoro 5 persone. I loro nomi erano Immacolata, Alan, Francesco, Cristiano e Paul.
E’ una guerra che i giornali non raccontano, i che politici ignorano o usano.
Bisogna domandarsi perchè un uomo o una donna decida di lavorare a rischio della sua vita. Non sono mai morti casuali, chi muore sa di affrontare un pericolo. Decide di farlo perchè ha dei figli, per pagare il mutuo della sua casa o semplicemente per sopravvivere. Lo fa perchè ha diritti calpestati, o non li ha affatto, clandestino o precario con una lettera di licenziamento prefirmata, così, se alza la voce, si licenzia da solo.
Ci sono più caduti in Italia in un anno che soldati statunitensi nella guerra in Iraq. Non basta? Dove si vuole arrivare? E perchè nessuno ne fa una battaglia nazionale, da vincere, da combattere fino in fondo senza fare nessun prigioniero?Chi ci guadagna? Perchè qualcuno ci guadagna di sicuro.
Oggi, domani, per tutta la settimana i media ci satureranno il cervello con la violenza del calcio. Se qualcuno ha sbagliato deve pagare, ma per i morti sul lavoro nessuno si indigna, nessuno carica la polizia, nessuna prima pagina. Il calcio è uno strumento di distrazione di massa. Non fa pensare. E’ come il delitto di Perugia, quello di Garlasco o la Franzoni.
Non c’è altra soluzione per il calcio: va chiuso almeno per un anno. Bisogna fermarsi e riflettere.
Occuparsi di cose più serie come la morte per motivi di lucro di 1500 lavoratori all’anno. Lucro perchè la sicurezza costa all’azienda molto di più di una causa per un “incidente” sul lavoro.Bisogna occuparsi della protesta della signora Maria, madre di un operaio romeno, Bogdan Mihalcea, travolto da un'ondata di piena mentre svolgeva la manutenzione di un condotto sotterraneo Dopo sedici mesi l'inchiesta giudiziaria non ha ancora accertato le responsabilità. Maria protesta davanti al Comune di Torino e alla Smat (l'azienda committente dei lavori poi appaltati e subappaltati alla ditta in cui Bogdan prestava servizio in nero). Se non succederà nulla ha detto che si darà fuoco.
BUFFON SENZA RETEMio figlio fà l'aiuto-magazziniere precario. Il suffisso "precario" sta diventando vieppiù pleonastico, mettiamoci d'accordo: omettiamolo d'ora in poi.
Quando citiamo una professione, senza suffisso significa precario, altrimenti pregasi specificare: "costituzionale".
Comunque: mio figlio attacca la mattina alle 6.00 e stacca alle 18.00. 6 giorni su 7, ma in questo Natale anche 7 su 7 fino a metà gennaio.
Una volta è caduto da un soppalco traballante alto 5 metri finendo su un imballo con dentro un frigorifero. Non si è fatto quasi niente, a parte una spalla lussata e un dito sanguinante, ma il suo capo non gli ha chiesto se stava bene, gli ha solo detto "adesso i danni li paghi tu e te li detraggo dalla busta paga se no ti cerchi un altro posto". Ebbene si, il frigo s'era ammaccato e il capo di mio figlio dirige una cooperativa particolarmente benefica.Terrorismo, ecco cos'è. Alla ThyssenKrupp, come alla cooperativa di mio figlio.
Ho faticato non poco per impedire a me stesso di recarmi sul posto, il giorno dopo, in compagnia di un'ascia affilata. E ho sbagliato a desistere, solo ora me ne rendo conto: pensate che effetto leggere sui giornali titoli a tutta pagina:
"Genitore incazzato fà a pezzi il datore di lavoro del figlio"; sottotitolo: aveva minacciato di licenziarlo dopo che, in seguito a una caduta sul posto di lavoro, il ragazzo aveva danneggiato un elettrodomestico.Sarebbe stato un incentivo notevole in vista di una insurrezione di massa del popolo dei precari.
Oggi mi tocca leggere Napolitano che dice che esistono «interessi corporativi» che bloccano il Paese e cita i taxisti come esempio.
Sono confuso; io non so più quanto, di questa presa per il culo che subiamo dalla classe politica, lo devo addebitare alla malafede, quanto all'ignoranza, quanto all'inettitudine, quanto agli interessi di casta, quanto all'arroganza insita nel potere e quanto al rimbambimento senile...di una cosa sono sicuro: sono loro i veri terroristi.