LAVORARE UCCIDE
Quando al teatro LA SCALA è stato osservato un minuto di silenzio per i morti bruciati vivi...........

LAVORARE UCCIDEAlla Scala è stato osservato un minuto di silenzio per i morti bruciati vivi dell'acciaieria di Torino. Poi si è dato il via a Wagner. Il presidente Napolitano era reduce dalla celebrazione dei cento anni della Mondadori. La casa editrice dello scrittore D'Alema assegnata grazie alla corruzione di giudici.
Le massime autorità erano presenti con modelle coscialunga e tette a balconcino. Pertini sarebbe corso all'ospedale di Torino nel reparto grandi ustionati. Avrebbe trascorso la notte con le famiglie. Ma 1500 morti all'anno valgono bene una prima alla Scala.
Il Governo dovrebbe indire un Consiglio dei Ministri straordinario per misure urgenti sulla sicurezza sul lavoro, ma il Governo non ha neppure il coraggio di ricevere il Dalai Lama. Quando si muore per gli estintori vuoti e per turni di 16 ore il proprietario va messo in galera senza passare dal via e si chiude temporaneamente la fabbrica. Un Governo di centro sinistra, con due sindacalisti alla presidenza di Camera e Senato e un sindacalista ministro del Lavoro fa riflettere.
Si scannano per giorni per un soldato caduto in Afghanistan, che non dovrebbe essere lì, e ignorano una mattanza che dura da anni. Perchè? Io non so darmi una risposta. La legge Maroni ha aumentato l'insicurezza, chi è precario e lavora per pochi mesi non ha tempo per imparare e il padrone non ha interesse a investire in formazione. La massa di immigrati irregolari, che sono spesso le prime vittime e che non è opportuno mettere in regola. La mattina chi è disoccupato non mangia, ma chi è occupato lascia la famiglia per rischiare la vita. La probabilità di ricevere una ispezione è la stessa di vincere al Superenalotto, una ogni trent'anni. Siamo primi assoluti in Europa per incidenti mortali. L'organizzazione Transparency International nel suo ultimo rapporto colloca l'Italia seconda in Europa per la corruzione dei partiti politici, ci salva la Bulgaria. Primi per assassinati sul lavoro e secondi per partiti corrotti, ci sarà un legame?


QUALCHE DOMANDA
La morte dei quattro operai della ThyssenKrupp è l’ennesima riprova di come di fronte al profitto la vita umana non conti proprio nulla, meno di 20 euro (il costo della ricarica di un estintore).
Lo stabilimento torinese è in dismissione. Chiediamo ad A., 39 anni e da 12 addetto alla manutenzione elettrica, di fare il punto sulla situazione.
La ThyssenKrupp era ed è tuttora una fabbrica ad alto rischio per i lavoratori?
E’ ad alto rischio per la grande quantità di sostanze altamente infiammabili e tossiche. Nel 2003 ci fu un incendio nel laminatoio che durò 3 giorni. Fu impossibile spegnerlo, i pompieri si limitarono a contenerlo e si spense solo quando si esaurì l’olio.
Gli infortuni sono frequenti?
E’ uno stabilimento ad alto rischio d’infortunio e, proprio per il tipo di lavorazione, i danni non sono mai leggeri. Si rischia sempre la vita o di subire danni permanenti. Gli infortuni sono molto frequenti, tanto che l’azienda dà un premio se non si verificano nell’arco di 3 mesi.

Con la decisione di chiudere la fabbrica sono venuti a peggiorare gli standard di sicurezza?
La situazione è degenerata già da 5 anni a questa parte, quando la dirigenza aveva deciso di chiudere lo stabilimento. Investire sulla sicurezza e sulla manutenzione di impianti che presto sarebbero andati in disuso non aveva un ritorno economico. A giugno di quest’anno c’è stata l’ufficializzazione della dismissione e molti lavoratori addetti alla manutenzione e alla sicurezza (con un buon curriculum e grande esperienza) si sono licenziati perché hanno trovato altre occupazioni. La manutenzione meccanica è stata affidata ad imprese esterne, mentre la manutenzione elettrica e dell’automazione, composta da una squadra di circa 35 addetti, è stata ridotta a 7 persone, che devono coprire le 24 ore anche nei giorni festivi. A questo c’è da aggiungere il clima di depressione, causato dall’imminente perdita di lavoro e salario, che ha determinato un calo di attenzione da parte degli stessi operai. Lavori pensando in continuazione che presto perderai il posto e questo non aiuta certo la concentrazione che serve per evitare i mille pericoli in agguato nello stabilimento.
Mentre i vostri colleghi morivano in ospedale il presidente della repubblica fondata sul lavoro, il compagno Napolitano, presenziava a Milano all’evento mondano della stagione, la prima della Scala senza porsi il problema di venire da voi. E’ bastato un minuto di silenzio per sciacquarsi la coscienza. Come è stato vissuto dagli operai?
Non se ne è parlato. Quello che invece ha colpito molto è che il sindaco Chiamparino non si sia fatto vedere ai cancelli.
Si vede che non era più in campagna elettorale.



DISOCCUPATA LICENZIATA
Io non lavoravo in una acciaieria, ma in una industria ceramica. Ci ho lavorato per 18 anni, con turni di 6 giorni su 7, 10 ore al giorno.1000 euro al mese.
Per gli infurtuni... un morto decapitato da un muletto, una ragazza con una mano distrutta dalla pistola sparacolla a caldo, un ragazzo con il cranio incastrato in un mulino di macinazione, un'uomo con mano maciullata da una pressa, poi,altri ancora, schiacciati, scivolati, intossicati dal piombo.. non li ricordo tutti. Ogni tanto veniva l'INAIL per un controllo. Il capo reparto fermava la produzione, per farci pulire, ripristinava le barriere di sicurezza (disattivate...fanno perdere tempo). Gli ispettori ci vedevano con i guanti, i tappi, le scarpe. Sorridevano e andavano via. La mafia evidentemente non è solo quella della Calabria....... Io ho descritto quella che era la mia realtà. Il fatto è che non gli frega niente a nessuno. Se ti fai male, per i padroni ed i "colleghi, sei un coglione. Se denunci, se fai nomi, te la fanno pagare. Liberi di non credermi e liberi di farvi assumere in una bella industria con i vetri puliti. Io, che sono disoccupata, ho il terrore di tornarci. La situazione nelle fabbriche non è spaventosa solo a Torino. C'è la legge 626, ma viene applicata solo quando c'è da dare la colpa a qualche operaio infortunatosi sul posto di lavoro. Dove lavoravo, nessuno è stato mai risarcito dall'INAIL. Nemmeno mio suocero, che si è visto portare via un braccio da una cinghia. Noi operai siamo sporchi, vestiti male, sempre pallidi e stanchi. A chi interessa un "popolo" così? A nessuno. I poveretti, morti a Torino, spero che maledicano chi li ha costretti a finire così e maledicano il nostro Paese, pieno di niente.. e quel poco è putrido.
Forse trovo qualcuno sincero, non lo sò, a volte qualcuno ha il coraggio e la voglia di dire. Io non ho nè l'uno nè l'altro. Ho solo paura.